Ruggero Pascoli nacque a Ravenna il 24 marzo 1815 da Giacomo Pascoli e Margherita Burnazzi, rimasto orfano a nove anni fu cresciuto dagli zii Luigi e Giovanni, quest’ultimo vedovo e senza figli che lo adottò e che era amministratore della tenuta La Torre dei principi Torlonia. Ruggero sposò nel 1849 Caterina Vincenzi Allocatelli, appartenente a una famiglia della piccola nobiltà rurale di San Mauro di Romagna, e fissò la dimora nella casa di lei. Dal matrimonio nacquero dieci figli. Ruggero fu comandante civico e poi amministratore dei Torlonia, ricoprendo incarichi pubblici come assessore e consigliere comunale tra il 1861 e il 1866. Esponente repubblicano, passò ai liberali probabilmente per ottenere l’incarico. Il 10 agosto 1867, tornando da Cesena, fu assassinato con una fucilata da ignoti presso San Giovanni in Compito, Savignano, mentre viaggiava sul suo carretto con la cavalla che proseguì da sola trasportando il corpo. L’omicidio fu attribuito a criminali o estremisti politici, ma la famiglia rifiutò la tesi del movente politico, sospettando piuttosto rivalità lavorative o vendette legate al contrabbando.
Furono indagati Luigi Pagliarani detto Pajarèn e Michele Della Rocca, ma prosciolti; altri imputati, Raffaele Dellamotta e Michele Sacchini, agenti dei Torlonia, furono condannati in primo grado e poi assolti. Dellamotta morì accoltellato tre anni dopo. Giovanni Pascoli sospettò come mandante Pietro Cacciaguerra, aspirante amministratore della tenuta, che dopo l’omicidio ottenne l’incarico. La vicenda rimase impunita e archiviata come delitto commesso da ignoti. Dopo la morte di Ruggero la famiglia fu costretta a lasciare la Torre e subì gravi difficoltà: Caterina morì nel 1868 di attacco cardiaco, Margherita di tifo nello stesso anno, Luigi di meningite nel 1871, Giacomo nel 1876 forse avvelenato secondo studi recenti. I fratelli si dispersero, solo Ida, Giovanni e Maria rimasero uniti. Giovanni mantenne la famiglia con il lavoro di insegnante e con le opere letterarie, ricordando ogni anno il padre con un biglietto listato a lutto indirizzato a Cacciaguerra. L’omicidio ispirò la poesia La cavalla storna e altre liriche come X agosto, e fu alla base del film del 1953 La cavallina storna. La vicenda fu oggetto di ricerche e pubblicazioni successive che ipotizzarono un complotto contro l’amministratore Pascoli. Giovanni dedicò al padre l’intero libro Myricae e numerose poesie legate alla sua morte.
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