Giuseppe Saverio Raffaele Mercadante nacque ad Altamura il 17 settembre 1795 secondo alcune fonti, mentre altre indicano Napoli il 26 giugno 1797. Durante la rivoluzione altamurana del 1799 la madre lo salvò dalla morte fuggendo con lui. Apprese i rudimenti musicali dal fratellastro Giacinto e studiò a Napoli con Giovanni Furno, Giacomo Tritto e Nicola Antonio Zingarelli, avendo come compagni Vincenzo Bellini e Piero Maroncelli. Esordì come compositore teatrale nel 1819 con L’apoteosi d’Ercole e si affermò nel 1821 alla Scala di Milano con Elisa e Claudio. Le sue opere furono rappresentate nei principali centri italiani ed europei, in particolare a Vienna. Tra il 1827 e il 1829 soggiornò in Spagna e Portogallo, poi nel 1833 fu nominato maestro di cappella della cattedrale di Novara. Nel 1832 sposò Sofia Gambaro, vedova genovese con tre figli, dalla quale ebbe Serafina, Osvino e Saverio. Nel 1836, su invito di Rossini, si recò a Parigi dove al Théâtre Italien rappresentò I briganti. Dal 1840 al 1870 diresse il Conservatorio di Napoli. Morì il 17 dicembre 1870 a Napoli ed è sepolto al cimitero monumentale di Poggioreale. Il suo stile operistico fu influenzato da Rossini e caratterizzato da elaborazione armonica, orchestrazione innovativa e forte evidenza drammatica dei personaggi, anticipando aspetti del teatro verdiano.
Conobbe Meyerbeer a Parigi e progettò una riforma dell’opera italiana variando i numeri musicali e arricchendo l’orchestrazione. Rimase legato al bel canto e all’eredità dell’opera seria con influssi gluckiani. Compose anche musica strumentale, tra cui il concerto per flauto traverso n. 2 op. 57 del 1814. Fu autore di oltre sessanta opere teatrali, tra cui La testa di bronzo del 1827, Il giuramento del 1837, Il bravo del 1839, La Vestale del 1840, Orazi e Curiazi del 1846 e Virginia del 1866. Scrisse quattro balletti, sinfonie commemorative dedicate a Bellini, Donizetti, Rossini e Pacini, composizioni orchestrali, cantate, inni, musica sacra e da camera. Tra i balletti figurano Il servo balordo del 1818, Il califfo generoso del 1818, Il flauto incantato del 1818 e I portoghesi nelle Indie del 1819. James Joyce lo citò più volte nel romanzo Ulisse. In piazza Mercadante a Napoli si trova una statua a lui dedicata. La sua casa natale è ad Altamura in corso Federico II di Svevia, accanto alla cappella di San Biagio. Una targa ricorda il periodo trascorso a Novara.
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