sabato 8 novembre 2025

IL BARONE DI MUNCHHAUSEN (FILM 1943)

 

    Il film Münchhausen fu prodotto dalla UFA nel 1943 per celebrare il 25° anniversario della casa cinematografica. La regia fu affidata a Josef von Báky, mentre il ruolo principale fu interpretato da Hans Albers. Il soggetto si basava sulle avventure del barone di Münchhausen e il copione fu scritto da Erich Kästner, che dovette firmare con lo pseudonimo Berthold Bürger a causa del divieto imposto dal regime nazista. La produzione ebbe un costo di circa 6,5 milioni di Reichsmark, risultando la seconda più costosa della Germania nazista dopo Kolberg di Veit Harlan. Il film fu girato in Agfacolor, tecnologia avanzata per l’epoca, e rappresentò una delle più imponenti produzioni cinematografiche del Terzo Reich. Le riprese si svolsero tra il 1942 e il 1943 con ampio impiego di scenografie e effetti speciali. La trama racconta le avventure fantastiche del barone, che grazie a un elisir di lunga vita attraversa secoli e paesi, vivendo episodi straordinari come viaggi sulla luna, incontri con personaggi storici e avventure amorose. Il film fu distribuito nelle sale tedesche nel marzo 1943 e riscosse grande successo di pubblico. La durata era di circa 133 minuti. Tra gli interpreti figuravano anche Brigitte Horney, Ilse Werner, Leo Slezak e Ferdinand Marian. 



    La pellicola fu concepita come strumento di intrattenimento e propaganda, mostrando un mondo fiabesco e spettacolare in un periodo di guerra. La lavorazione coinvolse numerosi tecnici e artisti, con scenografie curate da Emil Hasler e costumi di Rochus Gliese. La colonna sonora fu composta da Georg Haentzschel. Dopo la guerra il film fu proiettato anche in altri paesi e rimase noto come esempio di cinema spettacolare della Germania nazista. La sua realizzazione fu resa possibile grazie al sostegno diretto delle autorità del regime, che intendevano celebrare la potenza dell’industria cinematografica tedesca. La pellicola è ricordata per l’uso innovativo del colore e per la ricchezza visiva delle scene. Nel dopoguerra fu oggetto di analisi critiche per il contesto politico in cui nacque e per il ruolo di Erich Kästner, che pur essendo ostile al regime accettò di scrivere il copione sotto pseudonimo. Il film rimane una testimonianza della produzione cinematografica tedesca durante la Seconda guerra mondiale e della volontà del regime di utilizzare il cinema come mezzo di prestigio culturale e tecnico.