Gemma Galgani nacque il 12 marzo 1878 a Camigliano, in provincia di Lucca, in una famiglia benestante e profondamente religiosa. Rimasta orfana di madre a soli sette anni, fu cresciuta dal padre Enrico, farmacista, e dai suoi numerosi fratelli. Fin da piccola mostrò una spiccata inclinazione alla preghiera e alla devozione, frequentando le Suore Oblate dello Spirito Santo dove ricevette un’educazione religiosa e scolastica. La sua vita fu segnata da numerose sofferenze: perse diversi fratelli, tra cui Gino, al quale era molto legata, e visse la rovina economica della famiglia, che la costrinse a vivere in condizioni di estrema povertà. Dopo la morte del padre, fu accolta dalla famiglia Giannini, che le offrì ospitalità e assistenza. In questo ambiente Gemma visse gli ultimi anni della sua vita, dedicandosi intensamente alla preghiera e alla penitenza. Fu seguita spiritualmente da monsignor Giovanni Volpi e dal passionista Germano Ruoppolo, che divenne suo padre spirituale e biografo.
Gemma ebbe esperienze mistiche intense, tra cui visioni di Gesù, Maria e San Gabriele dell’Addolorata, e ricevette le stigmate. Tentò di entrare in diversi ordini religiosi, ma fu sempre respinta per motivi di salute. Affetta da tubercolosi, morì l’11 aprile 1903 a soli 25 anni in via della Rosa a Lucca. Dopo la sua morte, fu costruito un monastero passionista a Lucca, dove oggi riposano le sue spoglie. Fu beatificata nel 1933 da papa Pio XI e canonizzata nel 1940 da papa Pio XII. La sua figura è legata profondamente alla spiritualità passionista, pur non essendo mai entrata formalmente nell’ordine. È ricordata per la sua profonda umiltà, la dedizione alla sofferenza e l’amore per Cristo. La sua autobiografia, scritta su richiesta di padre Germano, testimonia la sua intensa vita spirituale e le lotte contro il demonio, che secondo la tradizione le lasciava segni fisici. La sua memoria liturgica è celebrata l’11 aprile dalla Chiesa universale e il 16 maggio dalla Congregazione passionista e dall’arcidiocesi di Lucca.
