lunedì 13 ottobre 2025

I RITRATTI DEL FAYYUM

 

    I ritratti di mummie del Fayyum sono dipinti naturalistici su pannelli di legno, applicati alle mummie dell’élite egiziana durante il periodo romano. Questi ritratti, risalenti dal I secolo a.C. al III secolo d.C., rappresentano una rara sopravvivenza della pittura su tavola dell’antichità classica. Sebbene siano stati trovati in varie zone dell’Egitto, la maggior parte proviene dal bacino del Fayyum, in particolare da Hawara e Antinoopolis. I ritratti mostrano volti frontali, spesso solo testa e busto, con influenze greco-romane più che egizie. Due tecniche principali sono state usate: encausto (cera) e tempera, con la prima considerata di qualità superiore. Circa 900 esemplari sono noti, molti ben conservati grazie al clima secco egiziano. Il primo europeo a scoprirli fu Pietro Della Valle nel 1615. Nel XIX secolo, altri esploratori e collezionisti come Flinders Petrie contribuirono alla loro diffusione, anche se spesso senza contesto archeologico preciso. I pannelli erano realizzati con legni importati e inseriti tra le bende della mummia, talvolta dipinti direttamente sul cartonnage. 



    I soggetti erano uomini, donne e bambini, appartenenti alla classe agiata: funzionari, militari, religiosi. Non tutti i defunti avevano un ritratto, segno del costo elevato. Le iscrizioni greche indicano nomi e, raramente, professioni. L’abbigliamento e le acconciature riflettono la moda romana, utile per datare i ritratti. La popolazione del Fayyum era etnicamente mista: greci, egizi ellenizzati e veterani romani. Studi genetici e antropologici indicano una continuità con le popolazioni egizie precedenti. I ritratti sembrano essere stati dipinti post mortem, contrariamente alla teoria che fossero esposti in vita. La tradizione si affievolì nel III secolo, forse per crisi economiche, cambiamenti religiosi e sociali. Nonostante la perdita del contesto archeologico, questi ritratti restano una testimonianza preziosa dell’arte e della società dell’Egitto romano.