Giuseppe Moscati nacque a Benevento nel 1880 e divenne uno dei medici italiani più noti per l’impegno sanitario, la ricerca scientifica e la carità verso i poveri. Laureatosi con lode nel 1903, svolse l’attività clinica e di laboratorio agli Ospedali Riuniti degli Incurabili di Napoli dove si distinse per studi di chimica fisiologica e clinica, ricerche sul metabolismo del glicogeno, metodiche per la determinazione del sangue nelle nefriti e contributi alla diagnostica biochimica. Fu tra i primi in Italia ad adottare l’insulina per il trattamento del diabete e promosse misure igienico-sanitarie in occasione di epidemie come il colera, partecipando anche ai soccorsi dopo l’eruzione del Vesuvio del 1906. La sua pratica medica univa rigore scientifico e profonda spiritualità; considerava la professione medica una chiamata e il malato una presenza di Cristo, offrendosi spesso in forma gratuita ai bisognosi, sovvenzionando cure e provvedendo personalmente alla distribuzione di alimenti e latte ai poveri.
Nato in una famiglia di rango, scelse uno stile di vita austero, praticò la castità e dedicò molte energie all’assistenza dei più poveri evitando incarichi che lo allontanassero dall’attività ospedaliera. Durante la prima guerra mondiale prestò servizio per assistere i militari e continuò a pubblicare lavori scientifici su riviste nazionali e internazionali. Morì a Napoli il 12 aprile 1927 per un infarto. Dopo la morte la sua fama di santità crebbe rapidamente; la Chiesa cattolica avviò il processo di beatificazione e riconobbe miracoli che condussero alla beatificazione nel 1975 e alla canonizzazione nel 1987. Le sue spoglie sono custodite nella chiesa del Gesù Nuovo a Napoli e la sua figura è ricordata per l’integrazione autentica tra scienza, umanità e fede, con numerose associazioni, scuole e istituzioni che portano il suo nome e ne diffondono l’esempio di servizio disinteressato.