Nel gelido mattino del 15 gennaio 1947 due ragazzini scoprirono a Leimert Park, nel sud di Los Angeles, il corpo smembrato di una giovane donna privo di segni di colluttazione nei dintorni. I poliziotti si trovarono di fronte a una scena agghiacciante: il tronco, tagliato in due all’altezza della vita con precisione chirurgica, era stato ripulito del sangue e posizionato con cura su un terreno ghiaioso, mentre gli arti giacevano separati e avvolti in stracci anneriti. L’assenza di impronte utili, la ferocia e la mancanza di un movente apparente spinsero immediatamente l’FBI e la LAPD a considerarla uno dei casi più disturbanti degli ultimi decenni. La vittima, identificata dopo giorni come Elizabeth Short, nata Ruby Katherine Stevens nel 1924 a Boston, era cresciuta in una serie di famiglie affidatarie dopo la prematura scomparsa della madre. Di corporatura esile e dallo sguardo malinconico, si spostò sulla costa occidentale nel 1943 con il sogno di sfondare a Hollywood. Lavorò saltuariamente come segretaria, corista e modella amatoriale, ma senza mai ottenere ruoli di rilievo.
Nei mesi precedenti al delitto era di passaggio a San Diego per far visita a un presunto fidanzato, ma di quella relazione resta oggi soltanto un nome annotato sui taccuini degli investigatori. L’indagine si trasformò in un’autopsia a cielo aperto: la vittima era stata prima strangolata, poi le era stata recisa la carotide, e il corpo accuratamente svuotato di liquidi, fatto che indicava un sadico affronto più che un omicidio passionale. Furono interrogati centinaia di sospetti, tra cui medici, piccoli criminali e sconosciuti incontrati in club notturni, senza mai arrivare a un indizio definitivo. A offrire un premio di diecimila dollari per informazioni fu lo stesso Sindaco di Los Angeles, mentre J. Edgar Hoover diresse risorse federali per esaminare ogni pista, da fotografie compromettenti a lettere anonime inviate alla stampa. Il soprannome “Black Dahlia”, coniato dai tabloid in omaggio a un film noir allora in voga, contribuì a trasformare il caso in un mito intramontabile. Libri di giornalisti investigativi, pellicole cinematografiche e podcast dedicati hanno mantenuto viva l’attenzione pubblica, rendendo la vicenda emblema della Los Angeles hollywoodiana a cavallo tra realtà e delirio. Ancora oggi, nonostante tecniche forensi avanzate e nuove prove riapparse negli archivi, l’omicidio di Elizabeth Short resta un cold case irrisolto, simbolo di un mistero che continua a inquietare e a ispirare la cultura popolare.