Il San Giorgio, incrociatore corazzato progettato da Edoardo Masdea come evoluzione della classe Pisa e varato a Castellammare di Stabia nel 1908, entrò in servizio il 1° luglio 1910. Dotato di scafo in acciaio cementato con cintura corazzata da 203 mm, ponte paraschegge e quattro ponti protetti, montava quattro cannoni da 254/45 mm in due torri binate, otto da 190/45 mm, un ampio armamento secondario e tre tubi lanciasiluri da 450 mm. Spinto da due motrici a triplice espansione e 14 caldaie Blechynden per 18 000 CV, raggiungeva 23 nodi. Dopo esercitazioni nel Mediterraneo e il conferimento della bandiera di combattimento a Genova (1911), si arenò due volte, la prima con gravi danni al largo di Napoli, entrando solo nella fase finale della guerra italo-turca. In Adriatico operò contro la Marina austroungarica, partecipando nel 1918 al bombardamento di Durazzo insieme a San Marco e Pisa. Negli anni ’20 svolse crociere addestrative in America Latina, operò nel Mar Rosso (1925-26) e tra il 1930 e il 1935 fu nave scuola a Pola.
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martedì 9 settembre 2025
INCROCIATORE CORAZZATO SAN GIORGIO (1908-1941)
Durante la guerra civile spagnola assunse il ruolo di nave comando e tra il 1937 e il 1938 fu radicalmente ammodernato a La Spezia: ridotte le caldaie, convertite a nafta, eliminati fumaioli, rinnovato l’armamento leggero con cannoni antiaerei 100/47, Breda 37/54 e mitragliatrici 20/65 e 13,2 mm. Assegnato dal maggio 1940 a Tobruch come batteria costiera e antiaerea galleggiante, il San Giorgio respinse numerosi raid nemici, abbattendo o danneggiando circa 47 velivoli e, secondo alcuni, causò involontariamente la morte di Italo Balbo il 28 giugno 1940. Sotto il comando di Stefano Pugliese, resistette a dieci attacchi con bombe e siluri, subendo danni nel gennaio 1941. Pur ottenendo l’autorizzazione a continuare la difesa fino all’ultimo, il 22 gennaio Pugliese, isolato e in condizioni disperate, organizzò l’autoaffondamento tramite esplosione interna che provocò la morte di due membri dell’equipaggio e la cattura dei sopravvissuti, tra cui lo stesso comandante deportato in India. La nave e il comandante Pugliese ricevettero la Medaglia d’Oro al Valor Militare, e la bandiera di guerra tornò in Patria grazie ad alcuni ufficiali e marinai. Un tentativo di recupero del relitto nel 1952 fallì: il San Giorgio affondò definitivamente a cento miglia da Tobruk. Il nome fu poi portato da un cacciatorpediniere e da una nave da sbarco della Marina Militare Italiana.