Clotilde Anna Maria Galli, detta Dina, nacque a Milano il 6 dicembre 1877 da Giuseppe Galli, impresario teatrale, e Armellina Nesti, caratterista. Fin da bambina calcò il palco accanto alla madre, ma fu l’incontro con l’attore dialettale Edoardo Ferravilla a trasformarla da semplice comparsa in voce comica di grande impatto, grazie a un fisico minuto, occhi vivaci e un’istintiva vena ironica. All’inizio del Novecento entrò nella compagnia Talli-Gramatica-Calabresi, dove il rifiuto di Irma Gramatica per La dame de chez Maxim di Georges Feydeau le aprì le porte del successo: la sua interpretazione maliziosa e mai volgare la consacrò interprete ideale di vaudeville e pochade. Nel 1907 fondò la propria compagnia insieme a Giuseppe Sichel e Amerigo Guasti, alternando commedie di Feydeau, Veber e Hennequin a titoli leggeri e sentimentali di Fraccaroli, Forzano e Adami. Durante la Prima Guerra mondiale esplose il suo trionfo con La maestrina e Scampolo di Dario Niccodemi, nei ruoli di madre affettuosa e di ragazzina di strada dalla delicata freschezza. Negli anni Trenta il ritorno al vernacolo milanese con Felicità Colombo sancì l’unione tra comicità brillante e caratterizzazione popolare, affiancata da un cast che spaziava da Ruggero Ruggeri a Nino Besozzi.
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martedì 9 settembre 2025
DINA GALLI (1877-1951)
Sul grande schermo esordì già nel 1914, ma fu con Felicità Colombo (1937) e Nonna Felicità (1938), diretti da Mario Mattoli su soggetti di Giuseppe Adami, che conquistò il pubblico cinematografico. Tra i film più noti figura Stasera niente di nuovo (1942), girato in piena guerra, seguito da Il birichino di papà (1943) e Tre ragazze cercano marito (1944). Dopo un breve allontanamento dedicato al cinema, tornò a calcare il palcoscenico nel secondo dopoguerra in riviste come Col cappello sulle ventitré (1945) e in commedie di George Kaufman e Moss Hart, confermando il suo talento di “stralunata comicità”. Fu la prima attrice italiana a volare su un biplano nel 1910 e sopravvisse alla strage anarchica del teatro Diana di Milano nel 1921. Morì a Roma il 4 marzo 1951 e riposa nel Cimitero Monumentale di Milano, dove una statua di Angelo Biancini la immortala con una maschera teatrale. La sua eredità prosegue nella figlia Rosanna e nella nipote, la conduttrice Barbara Gulienetti, simboli di una dinastia dedicata all’arte del palcoscenico.