martedì 9 settembre 2025

BATTAGLIA DI TOLENTINO (1815)


    La battaglia di Tolentino, combattuta tra il 2 e il 3 maggio 1815 nei pressi di Pollenza tra Macerata e Tolentino, fu l’episodio decisivo della guerra austro-napoletana e si concluse con una vittoria austriaca che sancì il ritorno dei Borbone sul trono di Napoli. Schierati contro le truppe di Gioacchino Murat, gli austriaci guidati dal generale Federico Bianchi opposero 11 938 fanti, 1 452 cavalieri e 28 cannoni alle forze napoletane, forti di 25 588 fanti, 4 790 cavalieri e 58 pezzi d’artiglieria. Le perdite si aggirarono su 1 100 fra morti e feriti e 300 prigionieri per gli Austriaci e 1 800 morti e feriti più 2 000 prigionieri per i Napoletani, un bilancio che dimostrò la resistenza ma anche il logoramento dell’esercito di Murat. Dopo la ritirata da Occhiobello e il ritiro strategico verso Pesaro, Murat concentrò le sue forze su due direttrici: una per contrastare l’avanzata di von Neipperg lungo la costa, l’altra per sferrare un attacco diretto al contingente di Bianchi posizionato a Tolentino. Il 29 aprile le avanguardie si scontrarono presso Macerata e il giorno successivo, attorno al castello della Rancia, si accesero i primi combattimenti veri e propri, con i Napoletani che riuscirono a occupare provvisoriamente la fortezza ma senza spezzare le linee avversarie. 



    Il 3 maggio l’azione si spostò verso Cantagallo, dove il generale Luigi Antonio D’Aquino, subentrato a un collega ferito, ritardò l’attacco per timore della cavalleria nemica e ordinò la formazione a quadrato. Il terreno, reso fangoso dalle piogge notturne, rese difficili le manovre e vanificò l’impeto degli assalti, mentre gli Austriaci resistevano compatti e respingevano ogni avanzata. Nella tarda mattinata la voce di un’inesistente avanzata austriaca attraverso la stretta di Antrodoco e di moti filoborbonici in Abruzzo e Calabria convinse Murat a ordinare la ritirata generale. L’ordine scatenò diserzioni in massa e l’esercito napoletano si sbandò irreparabilmente, pur avendo ancora riserve sul campo: la resistenza si spense lungo il percorso verso sud, segnando la fine della campagna di Murat e il definitivo crollo del Regno di Napoli. In seguito alla fuga delle truppe e al collasso del fronte, le forze di Bianchi poterono avanzare fino al Volturno e a Castel di Sangro, dove la cavalleria ungherese completò la distruzione dell’esercito napoletano. Il 4 maggio Murat abdicò, l’intera flotta napoletana si arrese alla Royal Navy e, dopo un tentativo di ritorno sventato, fu catturato e fucilato il 13 ottobre 1815 a Pizzo Calabro. La battaglia di Tolentino è talvolta considerata la prima del Risorgimento italiano, per il suo ruolo nel determinare il futuro assetto politico della penisola.