martedì 9 settembre 2025

STORIA DI FERMO


    Le origini di Fermo si perdono nell’età del Bronzo, quando un insediamento sulla sommità del colle Sabulo fungeva da acropoli per la civiltà picena. Il ritrovamento di tre necropoli villanoviane e di ricchi corredi, fra cui elmi crestati, ne fa un’enclave culturale di rilievo, poi assoggettata dall’Etruria e definitivamente convertita in colonia romana Firmum Picenum nel 264 a.C. Le cisterne per il deposito e la depurazione dell’acqua, il teatro e ampi tratti delle mura urbane rimangono oggi monumenti integri di quell’epoca. Nel Medioevo Fermo subì assedi e conquista prima dei Goti di Totila, poi dei Longobardi, fino a divenire capoluogo della Marca fermana sotto i Franchi. Nel 1095 vi predicò la prima Crociata papa Urbano II e dal 1199 la città fu libero comune, contesa tra Ascoli Piceno e signorie locali. Tra i signori spiccò Mercenario da Monteverde, tiranno dal 1331 al 1341, assassinato da congiurati durante una battuta di caccia. All’inizio dell’età moderna la sanguinosa “rivolta del pane” del 6 luglio 1648 esplose per il prelievo forzoso di grano. 



    Tra tumulti, campane e tamburi, furono uccisi il colonnello Teodoro Adami e il vice-governatore Uberto Visconti, le case di alcuni nobili furono demolite e centinaia di cittadini fuggirono nelle campagne; il papato restaurò l’ordine con dure condanne e confische. Durante il dominio napoleonico Fermo divenne capoluogo del Dipartimento del Tronto e ospitò ai moti risorgimentali del 1831 un effimero comitato provinciale, soffocato dall’intervento austriaco. Dopo l’Unità fu accorpata alla provincia di Ascoli Piceno, ma nel secondo dopoguerra conobbe una vivace rinascita culturale, diventando polo universitario e cuore del distretto calzaturiero; la legge del 2004 le ha infine restituito lo status di capoluogo di provincia.