giovedì 18 settembre 2025

LA MISTERIOSA SCOMPARSA DELLA LEGIONE ROMANA DI CRASSO IN CINA (53 A.C.)

 

    Nell’estate del 53 a.C. Marco Licinio Crasso guidò oltre trentamila fra legionari e ausiliari verso i territori dei Parti, convinto di arricchirsi e conquistare l’Oriente. All’altezza di Carre, sull’Eufrate, le orde di arcieri partiani tesero un’imboscata: archi potenti, tattiche mobili, un caldo soffocante. I romani furono accerchiati, rimasti fermi in catene di schieramento rigide, e subirono perdite enormi. Alcuni sopravvissuti, catturati vivi, divennero prigionieri dell’impero dei Parti e finirono deportati verso steppa e deserto, tra l’odierno Uzbekistan e il Turkmenistan. Nel 1955 lo storico Homer H. Dubs avanzò l’ipotesi che un piccolo contingente di questi prigionieri riuscì a fuggire o fu trasferito più a est e, vagando lungo la Via della Seta, varcò le frontiere dell’Impero cinese. Secondo Dubs, gli annali Han parlano di un gruppo di centocinquanta uomini che adottò la caratteristica formazione “a scaglie di pesce”, simile alla testuggine romana. 



    Catturati dai cinesi, quei guerrieri sarebbero stati integrati nell’esercito Han come truppe mercenarie, quindi stabilitisi in un villaggio chiamato Liqian, traslitterazione di Li-chien (“Alexandria”). All’inizio del XXI secolo, le ricerche archeologiche e gli studi genetici su Zhelaizhai, villaggio erede di Liqian nella provincia di Gansu, registrarono in alcuni abitanti tratti europei insoliti in Cina: occhi chiari, nasi sporgenti, gruppo sanguigno raro. Ma molti storici hanno sottolineato che il nome Liqian compare già in documenti del 104 a.C. e che le prove materiali sono inconcludenti. Restano resti di fortificazioni, mattoni di forma inconsueta e tradizioni orali che evocano antichi stranieri. Che si tratti di fatti o di un mito alimentato dal desiderio di radici grandiose, la storia della legione romana in Cina continua a suscitare fascino e dibattito tra appassionati e studiosi.